Alla luce della recente introduzione dei reati ambientali nel corpo della 231, un’Organizzazione che abbia come riferimento uno schema di gestione ambientale secondo la ISO 14001 e/o EMAS risulta avvantaggiata in quanto tiene monitorati e controllati con continuità e sistematicità i propri aspetti ambientali significativi diminuendo la possibilità di incorrere in reati collegati.

L’estensione agli illeciti ambientali della responsabilità amministrativa degli Enti/Aziende prevista dal D. Lgs 231/01, recentemente introdotta dal D.Lgs. del 7 luglio 2011, è destinata ad avere un impatto rilevante sui modelli organizzativi 231 adottati dalle Imprese che svolgono un’attività che possa, anche indirettamente e a titolo colposo, provocare danni o un pregiudizio all’ambiente e alla salute. Ciò impone infatti all’Azienda un’attenta analisi dei rischi cui è esposta e l’identificazione di misure volte a prevenire l’accadimento di episodi che possono comportare una responsabilità amministrativa, con gravi impatti sul business e sulla reputazione aziendale.

In tal senso, la Certificazione ISO 14001 e la Registrazione EMAS si rivelano efficaci strumenti attraverso i quali un’Impresa dimostra di tenere sotto controllo le prestazioni ambientali delle proprie attività e si impegna in modo sistematico a migliorarle, nonché a sottoporsi alla valutazione di un soggetto certificatore esterno alla Organizzazione, che verifica periodicamente il rispetto da parte dell’Impresa controllata delle norme ambientali.

Pur non avendo, il Legislatore, previsto criteri per l’implementazione dei modelli organizzativi esimenti, né definito i requisiti minimi di idoneità dei modelli organizzativi conformemente alla norma UNI EN ISO 14001 o al Regolamento EMAS (a differenza di quanto invece è stato previsto in materia di Sicurezza sul Lavoro con riferimento alle Linee guida UNI-INAIL SGLS e allo Standard OHSAS 18001:2007), è comunque evidente che l’adozione di un sistema aziendale di gestione ambientale assicura l’adempimento di tutti gli obblighi normativi e delle prescrizioni autorizzative in materia ambientale, in quanto trattasi di requisito minimo di rispetto degli Standard di riferimento.

Tale rispetto legislativo implicito nella Certificazione ambientale, e necessariamente utile anche al fine di prevenire e tenere sotto controllo i principali rischi di reato ambientale, si esplica attraverso le attività di:

  1. Analisi dei potenziali impatti ambientali, diretti e indiretti (ivi inclusi i rischi in condizioni anomale e di emergenza, della loro significatività e delle misure necessarie al loro contenimento
  2. Emanazione di procedure ed istruzioni di lavoro, o adeguamento ed adattamento di quelle esistenti, alle misure adottate all’esito delle predette analisi
  3. Informazione e formazione dei lavoratori
  4. Vigilanza circa il rispetto delle procedure e delle istruzioni di lavoro da parte dei lavoratori
  5. Analisi e valutazione della conformità normativa e periodico monitoraggio;
  6. Riesame periodico delle analisi ambientali e della congruità delle procedure ed istruzioni di lavoro.

Altri elementi di “garanzia” presenti in un Sistema di Gestione Ambientale certificato in prospettiva 231 sono:

  1. Formalizzazione dei ruoli e delle competenze, nonché delle relative responsabilità gestionali
  2. Estensione del “controllo operativo” alle persone che “operano per conto” dell’organizzazione
  3. Rendicontazione delle prestazioni in grado di far pervenire “feedback” alla Direzione e all’Organismo di Vigilanza (OdV), quali ad es.: indicatori (si pensi ai Core Indicators di EMAS III), NC, audit, etc.
  4. Registrazioni di sistema, tese a garantire la tracciabilità e la “documentabilità” delle responsabilità e delle operazioni effettuate e delle azioni compiute.

Ecco infine alcuni spunti su come “potenziare” il SGA nella prospettiva della presunzione diconformità ai requisiti del Modello organizzativo 231:

  1. Integrare l’Analisi ambientale iniziale con una specifica “identificazione degli ambiti aziendali” di interesse rispetto ai reati ambientali e identificare chiaramente i rischi potenziali correlati
  2. Valorizzare le sinergie tra Politica Ambientale e Codice Etico e di Condotta, ampliandone gli obiettivi ed il campo di applicazione
  3. Curare ed evidenziare maggiormente, nell’ambito dell’assetto organizzativo e delle responsabilità del SGA, la “separazione dei compiti e delle funzioni” per le attività a rischio, evitando l’eccessiva sovrapposizione su una sola persona (tipicamente il RSGA o il RD)
  4. Arricchire le procedure e gli strumenti di gestione ambientale e di controllo e monitoraggio con misure dedicate specificamente alla prevenzione dei reati
  5. Istituire l’OdV e definirne chiaramente i compiti, soprattutto in rapporto alle attività dei certificatori/verificatori e degli auditor interni
  6. Rafforzare la formazione e il coinvolgimento dei ruoli e delle funzioni “sensibili” rispetto ai rischi potenziali di reato
  7. Potenziare i sistemi di incentivazione e prevedere però anche sistemi “disciplinari” per le violazioni delle procedure previste
  8. Porre maggiore attenzione alla gestione delle “risorse finanziarie” nell’ambito del SGA, oggi spesso sottovalutata.

 Gesta Srl è a disposizione per ogni chiarimento in merito.

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